Fabio Giavedoni “Guida ai vitigni d’Italia”

Fabio Giavedoni Fabio Giavedoni Guida ai vitigni d'Italia Slow Food

Fabio Giavedoni
“Guida ai vitigni d’Italia”
Slow Food Editore

Il più ricco e completo catalogo delle varietà di vite italiane. Da Abbuoto a Zucchero e Cannella, passando per Nebbiolo e Sangiovese, Fiano e Coda di Volpe, Oseleta e Ucelut, Tazzelenghe e Bruciapagliaio, Bellone e Cacamosca: i vitigni presenti nelle regioni d’Italia raccontati in modo semplice e puntuale, per illustrarne la storia, la diffusione, le caratteristiche della pianta e dei vini che se ne ricavano.

La nuova edizione aggiornata contiene 100 varietà in più della precedente: un viaggio appassionante alla scoperta di un grande patrimonio di biodiversità.

Il catalogo più completo dell’ampelografia italiana
La diffusione e presenza dei vitigni nelle Doc e Docg
L’indicazione dell’iscrizione al Registro Nazionale delle Varietà di Vite.

Due settimane fa annunciavamo l’uscita in libreria della nuova edizione di Guida ai Vitigni d’Italia, il libro che racconta il fantastico e incredibilmente vasto mondo delle varietà di vite italiane.

Il post si chiudeva insistendo non solo sui tanti aspetti positivi della riscoperta di molte varietà di vite dimenticate o abbandonate ma soprattutto sull’importanza della loro iscrizione al Registro Nazionale delle Varietà di Vite, depositato presso il Ministero delle Politiche Agricole. Da questo punto si può continuare con un altro ragionamento, che va a toccare alcuni temi ultimamente piuttosto dibattuti.

Il poter disporre di nuove (ma in sostanza vecchie) varietà – studiate in campo e analizzate nelle loro attitudini enologiche, e realmente disponibili per la coltivazione in quanto iscritte al Registro Nazionale – può essere di grande utilità nell’affrontare anche il difficile e complicato tema dei cambiamenti climatici che si stanno registrando negli ultimi tempi in viticoltura.

In passato molte delle varietà tipiche di ogni zona d’Italia vennero abbandonate in sostanza per due motivi: o perché poco produttive, e quindi poco utili in tempi in cui la produzione di massa esigeva abbondanti rese di uva, o perché “segnate” da caratteristiche così particolari – in genere la permanenza di una forte acidità e/o la propensione a maturare per bene solo in estati particolarmente calde – che le mettevano subito “fuori gioco” rispetto alle esigenze produttive correnti.

Ora che l’incubo della produzione più grande possibile non esiste più (anzi, diventa una necessità produrre meno) e che sta diventando problematica la gestione agronomica di stagioni sempre più calde – con uve che faticano a mantenere un’adeguata acidità e che si bruciano sotto il sole prima ancora di raggiungere una buona maturazione polifenolica – i presunti handicap di queste varietà abbandonate si dimostrano improvvisamente un’ottima risorsa naturale.

Si sta riscoprendo, ed è sempre più evidente agli occhi dei vignaioli più attenti, il valore del “vecchio” vigneto promiscuo nel quale convivono più varietà – alcune con un numero maggiore di piante, altre in piccola percentuale – ottimo esempio di biodiversità ma soprattutto di equilibrio biologico; d’altro canto si è dimostrata abbastanza evidente la fragilità dei grandi vigneti monoclonali, buoni all’inizio della produzione ma carenti già dopo i primi 15-20 anni, e pertanto bisognosi di essere sostituiti.

Il fatto che stia diventando sempre più raro trovare delle vecchie vigne nelle campagne italiane è grave per due motivi: da un lato comporta un evidente deficit in termini di qualità complessiva della produzione, dall’altro mostra degli sconfortanti risvolti economici: piantare un vigneto costa parecchio, e doverlo fare 3-4 volte almeno nel corso di una vita diventa economicamente insostenibile per un vignaiolo. Se “pensata” e gestita bene una vigna può durare più a lungo dell’esistenza del suo proprietario, producendo in maniera sempre migliore con il passare degli anni e incidendo poco o nulla sul conto in banca dello stesso.

Insomma riscoprire e reimpiantare le vecchie varietà presenti in ogni territorio italiano è una cosa utile e intelligente.

Guida ai Vitigni d’Italia può essere anche acquistata online direttamente dallo store di Slow Food Editore, con uno sconto invitante: www.slowfood.it
testo di Fabio Giavedoni dal sito www.slowfood.it

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